Vent’anni nel 2013 - Aprosio & Co.
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Vent’anni nel 2013

La quarta casa, oggi

Firenze, 1993.
In una strada bella e dimenticata dell’Oltrarno apre un laboratorio di ricerca sulle perline di vetro e di cristallo. Nessuno se l’aspetta e i gioielli in vetrina sono incantevoli, irresistibili. Le perline hanno colori ammalianti: il chiarore idilliaco dei pastelli, la luminosità profonda del porpora, del pavone, del petrolio, la luce serena del verde e del glicine, la drammaticità del rosso e del nero. Ghirlande di fiori, piccoli frutti, cuori, grilli pronti a saltare sul rever, libellule, nodi d’amore, farfalle che volteggiano, sautoir frangiati dal fascino decadente. E’ la sorpresa: un altro modo di ingioiellarsi, un altro modo di pensare.
Ornella Aprosio, la fondatrice della brillante officina di via dello Sprone, ha cominciato da ragazza a inseguire la bellezza e la sua passione per le perline risale a quando riadattava gli evocativi abiti di sartoria degli anni Venti, Trenta e Quaranta, con le loro applicazioni, i loro inserti, i loro ricami di jais, perché tornassero smaglianti e di moda.

 

Firenze, 2004.
Aprosio lascia via dello Sprone. Nessuno se l’aspetta: il posto delle perline è ormai un classico. Insostituibile. Ma lo spazio di via Santo Spirito, in Palazzo Frescobaldi, placa le preoccupazioni delle ammiratrici: è splendido e ha una piccola corte, con un tavolino in ferro battuto e alcune seggiole, le rigogliose asparagine di sempre ricadono da una mensola, c’è un ulivo che riceve le visite abituali di un merlo in gran forma e di una merla bruttina.

 

Firenze, 2011.
Aprosio saluta via Santo Spirito e attraversa l’Arno. Nessuno se l’aspetta: il posto delle perline nel giardino dei merli è aristocratico e romantico. Insostituibile. La nostalgia è ispiratrice, l’atmosfera nuova anche. L’atelier di via della Spada fronteggia la Cappella Rucellai di Leon Battista Alberti, è chic e misterioso e ha perfino un percorso segreto nel sotterraneo. All’ingresso vasi ricolmi di dalie multicolori che Ornella compra al mercato dei fiori, il posto è insostituibile dopo il primo sguardo. Perfetto per una festa di compleanno.

 

Firenze, 2013.
Aprosio ha vent’anni, ha abitato tre case ed è scintillante di invenzioni.
Quello che farà nessuno se l’aspetta.

 

Firenze 2016, in primavera, il cuore gipsy di Aprosio la conduce verso il quadrivio della Croce al Trebbio. In via del Moro apre la quarta casa e la dipinge di turchese, di un singolare turchese. Nessuno se lo aspetta, quel turchese che diventa subito indispensabile. E, ancora una volta, Aprosio ha la capacità di cancellare il rimpianto delle clienti per le case passate che pure sono sempre presenti: non vengono rimpiazzate, ma continuano a vivere l’una nell’altra.
Che la nuova Aprosio affacci su un quadrivio potrebbe far pensare a molte vie di fuga, ma non è detto: Aprosio ci sorprende muovendosi, Aprosio ci sorprende restando.
Intanto se via dello Sprone rappresentava lo sprone iniziale, via Santo Spirito un collegamento con il Cielo e via della Spada il combattimento per la bellezza, con una lama luccicante, via del Moro rappresenta l’apertura allo straniero, allo straniero di ogni colore. Non solo una posizione morale, ma creativa. Sono apparsi nuovi colori nei gioielli, dopo quel turchese del pavimento…